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Sperimenti spesso diarrea cronica, dolori addominali, nausea, vomito, magari unito all’emissione di feci con strani residui biancastri, filiformi?

Potresti essere stato infettato da un parassita intestinale.

Leggi questa pagina informativa per saperne di più sull’argomento e, nel caso ne avessi il bisogno, prendere importanti appunti per una visita medica di controllo.

Cosa sono i parassiti intestinali?

I parassiti intestinali dell’uomo (chiamati in gergo ‘vermi intestinali’) sono organismi pluricellulari adattati alla vita nel tubo gastrointestinale dell’ospite.

Il loro nome scientifico è elminti, e l’infezione parassitaria a cui danno origine nell’uomo è chiamata elmintiasi.

Gli elminti risiedono prevalentemente nell’apparato gastrointestinale ma, all’occorrenza, possono insidiarsi anche nel fegato oppure in altri organi.

Vi sono tre tipologie principali di elminti: i cestodi, i trematodi e i nematodi.

Di quest’ultimi, è particolarmente noto il gruppo delle filariasi, della famiglia delle Filariidae, capace di infettare sia animali che l’uomo.

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I vermi intestinali
La tenia, un cestode dalla tipica forma appiattita

A prescindere dalla tipologia principale, dal gruppo e dalla famiglia specifica di appartenenza, tutti i vermi intestinali condividono alcuni elementi comuni, tipo la natura prettamente parassitaria, il consumo delle sostanze nutritive dell’organismo ospite (in particolare, degli zuccheri) e la tendenza a far sviluppare reazioni infiammatorie definite parassitosi.

I vermi intestinali sono una delle tre classi primarie di parassiti in grado di creare patologie nell’essere umano: le altre due classi sono i protozoi (come il Plasmodium falciparum, scatenante la malaria) e gli ectoparassiti (pulci, zecche e pidocchi).

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Come si presentano i vermi intestinali?

La morfologia e le dimensioni dei vermi intestinali sono grandemente variabili a seconda del gruppo d’appartenenza e dello stato di vita del parassita stesso.

I gruppi dei cestodi e i trematodi sono vermi dalla ben caratteristica forma piatta, e per questo motivi sono anche chiamati vermi piatti.

La famosa tenia, tra le specie più comuni capaci di infettare animali ed uomo, è un verme piatto.

I nematodi hanno invece forma cilindrica, dalle estremità allungate.

Di ogni gruppo si riconoscono migliaia di specie, facendo degli elminti uno dei gruppi tassonomici di maggiore successo evolutivo.

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I vermi intestinali
I nematodi, dalla tipica forma cilindrica

Nell’intestino umano, i vermi intestinali possono crescere e moltiplicarsi anche in maniera sproporzionata: alcune specie di tenia (conosciuta come ‘verme solitario’) possono arrivare anche ad oltre 20 metri di lunghezza, generando oltre 100.000 uova per verme.

Come ci si può infettare di vermi intestinali?

I vermi intestinali penetrano nel corpo umano principalmente a seguito dell’ingestione di cibo infetto, solitamente carne bovina o di maiale precedentemente contaminata dalle larve dei parassiti.

Ciò accade quando si consuma carne non cotta, proveniente da paesi in cui le condizioni igienico-sanitarie ed i controlli sui prodotti derivati della macellazione sono deficitari oppure insufficienti.

Mucche e maiali possono ingerire le uova dei vermi prendendole dall’ambiente (vegetali contaminati o altro cibo infetto), e le oniscofere dei vermi possono annidarsi nelle fibre muscolari del bestiame, prendendo la forma di cisticerchi (in pratica, larve non maturate).

Ingerendo tale carne contaminata, cruda o poco cotta, i cisticerchi penetrano nell’organismo umano, infettandolo.

A loro volta, i vermi insediati nell’intestino dell’uomo produrranno molte altre uova che, espulse con le feci, finiranno per spargersi nell’ambiente, perpetuando quindi il ciclo vitale del parassita.

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I vermi intestinali
Ancylostoma in una ripresa ravvicinata al microscopio

Il trattamento termico della carne infetta, ossia la cottura, riesce ad uccidere i cisticerchi, e pertanto risulta il trattamento di profilassi migliore per evitare le ingestioni accidentali dei vermi.

Tuttavia, le uova dei parassiti possono entrare nel corpo umano anche a seguito di assunzione di liquidi, come ad esempio acqua contaminata.

Ciò solitamente accade nei paesi in via di sviluppo, con un sistema idrico carente di controlli e periodiche opere di bonifica.

Anche in questo caso, il calore è l’arma necessaria ad uccidere le uova parassitiche, mediante il processo di bollitura.

Il contatto diretto con oggetti, rifiuti, terreno contaminato o anche materiale fecale infetto, solitamente associato a comportamenti igienico-sanitari carenti o deficitari, può portare all’ingestione delle uova dei vermi intestinali.

Le mani sporche, contaminate dalle uova dei vermi, possono facilmente essere portate alla bocca, dando via così all’involontaria ingestione.

Alcuni tipi di larve di particolari vermi intestinali (l’Ancylostoma, il Necator americanus e lo Strongyloides stercoralis) possono altresì penetrare nella pelle direttamente tramite il contatto di mani o piedi, e questo li rende estremamente pericolosi, in quanto capaci di infettare per semplice contatto con terreno o oggetti contaminati.

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I vermi intestinali
Il Necator americanus visto da molto vicino

Le feci degli umani infestati dai parassiti intestinali possono rappresentare un pericolo di trasmissione per via della grande presenza di uova, ma di rado si tramutano in contagio inter-umano diretto.

Questo perché le feci contaminate hanno bisogno di circa 2-3 settimane (dalla defecazione) per divenire capaci di infestare un altro essere umano.

Nei paesi industrializzati, dotati di condotti fognari e con restrittive norme igieniche (diffuse anche nella vita privata della gente) ciò solitamente non accade.

Può essere invece un grosso problema nei paesi poveri o in via di sviluppo, dove esiste ancora l’usanza di concimare il terreno con feci umane.

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Quali sono i fattori di rischio per le infezioni causate da vermi intestinali?

Le infezioni dei vermi intestinali proliferano bene in tutti quegli ambienti in cui le basilari norme igienico-sanitarie non vengono rispettate o sono del tutto assenti.

Questo fa sì che i paesi in via di sviluppo o molto poveri siano purtroppo zone considerate endemiche della parassitosi intestinale.

I fattori di rischio accertati e conclamati grazie ai quali i vermi intestinali hanno vita facile nell’infettare gli esseri umani sono:

  • Scarsa attuazione delle elementari abitudini igienico-sanitarie;
  • Mancanza di un sistema fognario di scarico periodicamente controllato, oppure carenza o cattiva a progettazione dello stesso;
  • Acque reflue usate come irrigante per le coltivazioni;
  • Consumo di ortaggi provenienti da terreni contaminati, non accuratamente lavati prima del consumo;
  • Povertà e sovraffollamento dei centri urbani principali;
  • Concimazione dei terreni con feci umane contaminate;
  • Allevamenti e macellazione delle carni carenti delle basilari norme igienico-sanitarie;
  • Abitudini di igiene quotidiana (sia personale che della casa) insufficienti o totalmente assenti;
  • Condizione di immunodepressione, periodica o cronica, causata da patologie (come ad esempio l’infezione da HIV);
  • Età particolarmente giovane

Tutti questi fattori aumentano considerevolmente il rischio di contatto od ingestione di uova o larve dei vermi intestinali, garantendo anche la propagazione dell’infezione sino a livelli a volte considerati vera epidemia.

Come fanno i vermi intestinali ad infettare l’intestino umano?

C’è un preciso percorso biologico che le uova dei parassiti fanno dopo l’involontaria ingestione, per mezzo di cibo contaminato o il contatto labiale con mani altrettanto contaminate.

Dopo l’ingestione, le uova finiscono nello stomaco, dove raggiungono facilmente il duodeno, ossia il primo segmento dell’intestino tenue.

Lì, grazie alla presenza del chimo carico di nutrimento, le uova assorbono i composti necessari per farle schiudere, e diventare così larve.

Quando hanno accumulato abbastanza energia, le larve sono in grado di scavarsi un varco attraverso la parete intestinale, migrando così nel circolo ematico.

Risalendo il flusso sanguigno, esse arrivano poi ai polmoni, dove si insediano nei capillari polmonari per un certo periodo di tempo necessario loro per crescere.

Dopo essere cresciute a sufficienza, le larve risalgono la trachea, dove sono in parte eliminate tramite il muco ed il catarro (espettorato).

Una parte di larve però sopravvive, ed è ingerita, tornando quindi nell’apparato digerente.

Qui, ormai cresciute, si immettono nuovamente nell’intestino tenue, dove possono assorbire molto più nutrimento, completando la loro trasformazione in vermi veri e propri.

A maturazione avvenuta, i vermi adulti possono infiltrarsi nel cieco, risalendo tutto il colon fino ad arrivare all’ano, dove le femmine sono solite depositare le uova.

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Quali sono i sintomi di una parassitosi causata dai vermi intestinali?

I sintomi più comuni di una elmintiasi possono essere:

  • Frequente diarrea, non causata da processi infiammatori noti;
  • Frequenti dolori addominali;
  • Meteorismo;
  • Frequente nausea e vomito;
  • Perdita di peso anomala, anche senza stravolgimenti della dieta o dell’attività fisica;
  • Spossatezza e debolezza;
  • Prurito anale e eccessiva produzione di muco;
  • Strani frammenti nelle feci, di colore biancastro, anche di lunghezza considerevole

È bene notare che molti di questi sintomi possono essere comuni anche ad altre patologie, alcune maligne.

È quindi sempre necessario che un medico specializzato esegua la diagnosi, poiché il rischio di confondere una elmintiasi con un’altra malattia è molto alto se non si ha una giusta conoscenza medica della problematica.

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Come si fa la diagnosi di infezione da vermi intestinali?

La diagnosi è solitamente fatta attraverso l’esame obiettivo (con l’anamnesi) e un esame di cultura (esame delle feci).

Nell’esame obiettivo il medico deve ricercare elementi diagnostici utili a stabilire se vi sia in atto un’infezione parassitaria, come:

  • Provenienza recente da paesi in via di sviluppo;
  • Assunzione di carne cruda o di cibo potenzialmente contaminato;
  • Depressione del sistema immunitario;
  • Cattive abitudini igienico-sanitarie;
  • Diarrea cronica non dipesa da processi infettivi od infiammatori noti

La conferma diagnostica è data dall’esame delle feci, sia macroscopico che microscopico.

Nell’esame, da effettuarsi su almeno due campioni fecali raccolti a breve distanza tra di loro, viene ricercata la presenza di uova dei parassiti.

Tuttavia, a volte è possibile reperire anche vermi interi o parte di essi: ciò è per esempio molto comune nei casi di infestazione da tenia, in cui alle feci si uniscono anche i piccoli segmenti del verme.

Nel caso si sospetti di alcune particolari infezioni da elmintiasi, è possibile eseguire anche il cosiddetto scotch (o tape) test.

È un esame non invasivo e molto rapido, in cui un piccolo pezzo di biadesivo viene posizionato per qualche secondo sull’ano, e poi inviato ad un laboratorio specializzato.

Nel caso d’infestazione da vermi, il laboratorio ricercherà sul biadesivo le uova del parassita, confermando o meno la diagnosi di elmintiasi.

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Come si curano le infestazioni da vermi intestinali?

Il trattamento per le parassitosi causate dai vermi intestinali è prettamente farmacologico.

Esistono un grande numero di farmaci efficaci per uccidere totalmente le colonie parassitarie, ed il loro uso e la loro prescrizione variano dal tipo e la specie del verme che infesta l’ospite.

I farmaci moderni sono abbastanza potenti e specifici da eliminare completamente le infestazioni in pochi giorni, sempre che, ben inteso, sia stata diagnosticata con assoluta precisione la tipologia di verme infestante.

I farmaci di prima linea comunemente usati sono:

  • Albendanzolo;
  • Mebendazolo;
  • Praziquantel;
  • Niclosamide;
  • Pirantel pamoato

Molti di questi farmaci uccidono il verme togliendogli la possibilità di utilizzare il glucosio come fonte di sostentamento.

Senza più l’energia fornita dallo zucchero, il verme muore entro pochi giorni, venendo poi espulso regolarmente tramite le feci.

Ai farmaci antiparassitari possono essere eventualmente associati i lassativi, sopratutto per facilitare l’espulsione delle carcasse dei vermi uccisi.

La rimozione chirurgica dei vermi è una possibilità terapeutica ormai estremamente rara, che viene presa in considerazione solo dopo il totale fallimento della cura antiparassitaria.

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Come si possono prevenire le infezioni da vermi intestinali?

La profilassi per evitare parassitosi da vermi intestinali si basa sulla conoscenza del circolo vizioso che porta le uova dei vermi ad essere ingerite dagli esseri umani.

Una volta scoperto il meccanismo, la prevenzione è conseguente.

Perciò, per evitare l’assunzione di cibo infetto oppure il contatto con materiale infetto, è necessario assicurarsi che:

  • La carne consumata (sia bovina che suina) sia sempre ben cotta;
  • Nei viaggi in paesi a rischio, si consumi solo acqua sicura, sigillata ed imbottigliata (prestando anche attenzione al ghiaccio eventualmente presente nella bibita);
  • Le mani, specie prima di qualsiasi pasto, siano sempre ben lavate e ben pulite;
  • L’igienizzazione e la pulizia degli ambienti domestici sia regolare e periodica
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Cosa fare se si sospetta l’infezione da vermi intestinali?

Se si sospetta di essere infetti da vermi intestinali, è necessario prenotare il prima possibile una visita specialistica da un medico colonproctologo o, alternativamente, da un medico gastroenterologo.

Sebbene sull’Internet si trovino innumerevoli siti che consigliano rimedi naturali o addirittura prescrivano terapie ‘fai-da-te’ per curare le elmintiasi, la condizione patologica deve necessariamente essere diagnosticata e trattata solo da un medico specializzato.

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Ricordati che...
Quindi ricorda che...
  • I parassiti intestinali umani possono essere di tre tipologie distinte, tutte egualmente infestanti;
  • La parassitosi intestinale è un problema che, oggigiorno, riguarda specialmente i paesi a basso o bassissimo livello d'igiene, alimentare e sanitario;
  • Il ciclo vitale dei parassiti intestinali è abbastanza complesso, e l'uomo ingerisce le uova da cibo o liquidi contaminati, oppure (in certe specie di parassita) attraverso il contatto diretto con la pelle;
  • La parassitosi comporta spesso dolori addominali, stanchezza, debolezza, perdita anomala di peso, nausea, vomito e prurito anale;
  • Per stabilire con certezza la diagnosi di elmintiasi, è necessario l'esame delle feci o lo scotch test;
  • Una volta identificata la specie di parassita, esistono moderni ed efficaci farmaci in grado di debellare l'infezione in pochi giorni
Il Dott. Attilio Nicastro è un chirurgo colonproctologo specializzato nel trattamento delle patologie del colon, del retto e dell’ano.
Da anni studia e sperimenta tecnologie chirurgiche a bassa invasività e con basso dolore post operatorio per risolvere nel modo meno traumatico possibile i problemi di prolasso emorroidale, di ragadi e di fistole anali.
Nel corso della sua trentennale professione, ha operato con successo migliaia di pazienti affetti da patologia emorroidale, avendo sempre un particolare riguardo verso l’importanza di conservare la normale funzionalità anale, garantendo al contempo risultati duraturi.
Il Dott. Attilio Nicastro opera come Responsabile nel Dipartimento di Colonproctologia dell’European Hospital di Roma, e riceve nei suoi studi di Roma, Milano, Lecce e Lamezia Terme.
Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del dottor Attilio Nicastro, puoi visionare il suo sito web attilionicastro.it oppure collegarti alla sua pagina personale Facebook seguendo questo indirizzo.
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