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La stipsi

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La stipsi è una patologia estremamente invalidante, che da millenni affligge l’uomo e ne determina un drastico abbassamento della qualità della vita.

Leggi questa pagina d’approfondimento per scoprire da cosa origina la stipsi, come si manifesta e come si può trattare.

Che cos'è la stipsi

La stipsi, chiamata anche stitichezza, è un’alterazione dell’alvo caratterizzata dall’emissione difficoltosa, incompleta oppure sporadica di feci di consistenza e durezza aumentate.

Negli esseri umani adulti e sani, l’emissione di feci avviene mediamente ogni 24 ore, ed ogni evacuazione consiste in circa 150 grammi di feci (media nord-americana ed europea), corpose e morbide.

Tuttavia, variazioni di queste medie sono molto frequenti, e non per questo sono di interesse patologico.

Per questo, nella definizione di ‘stipsi’, occorre sempre considerare la valutazione in maniera piuttosto elastica.

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Canonicamente (ricordando comunque di adottare sempre un certo criterio di elasticità di giudizio), si definisce ‘stiptico’ un paziente che, da almeno dodici mesi, manifesta almeno due dei seguenti sintomi:

  • Numero di evacuazioni inferiore a due alla settimana;
  • Un’evacuazione su quattro è difficoltosa, con continui sforzi del paziente nel tentativo di far uscire le feci;
  • Una volta su quattro la produzione delle feci dev’essere aumentata o dura, o di forma detta ‘caprina’;
  • Una volta su quattro è presente la sensazione di svuotamento incompleto

La stipsi è un fenomeno di larghissima scala, presente in tutto il mondo e che affligge l’umanità da millenni.

Non di meno, i dati ufficiali non possono essere disponibili in quanto è pratica diffusa l’autodiagnosi e l’automedicazione, e spesso i sintomi non vengono neppure riportati al medico.

Prendendo dunque con le opportune precauzioni la statistica, si stima che almeno tra il 20% della popolazione occidentale sia affetto da stipsi, con il sesso femminile maggiormente colpito rispetto agli uomini.

In età pediatrica si presenta con una frequenza del 3% e rappresenta il 25% di tutte le consultazioni gastroenterologiche pediatriche.

L’incidenza tende ad aumentare con l’età fino a valori variabili dal 20 al 40% dopo i 65 anni.

L’aumentata incidenza della stipsi nell’anziano è da collegare a numerose cause, tra le quali la riduzione dell’introito alimentare, la diminuzione dell’attività fisica, le alterazioni della sensibilità che può non far avvertire lo stimolo alla defecazione.

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Le cause della stipsi

La stipsi è un sintomo enormemente complesso, difficile da definire con certezza e che varia molto da paziente a paziente.

Conseguentemente, le cause della patologie possono anch’esse variare di molto, a seconda di chi ne è affetto.

Dal punto di vista clinico e diagnostico la stipsi va distinta in una forma idiopatica o primitiva e in forme secondarie.

La stipsi può essere secondaria a patologie endocrine (ormonali), neurologiche, intestinali o può essere iatrogena (indotta da farmaci o altre terapie).

Il riconoscimento di una o più di queste cause porterebbe alla correzione del primum movens organico e quindi alla risoluzione della stipsi.

Le forme primitive di stipsi sono: la semplice, da sindrome del colon irritabile, da inerzia del colon, la stipsi rettale, la stipsi da gravidanza.

La stipsi semplice, la forma più diffusa, è legata ad una dieta povera di scorie, ad una vita sedentaria e, talora, ad una abitudine a trattenere le feci.

Una forma simile si riscontra in quei pazienti che si sottopongono a diete dimagranti (spesso incongrue) o affetti da anoressia.

Altra forma primaria estremamente frequente è quella associata a colon irritabile, caratterizzata oltre che dalle alterazioni dell’alvo anche da dolore addominale, meteorismo, alterata motilità del colon, ansia e depressione.

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L’inertia coli è una forma di stipsi cronica che colpisce prevalentemente le donne: è caratterizzata da un intervallo tra due evacuazioni di 7-8 giorni ed un volume delle feci aumentato rispetto alla norma.

L’esatta patogenesi di questa forma non è nota, ma si ipotizza una alterazione ormonale.ì

La stipsi rettale da ostruita defecazione o da mancato rilasciamento del muscolo pubo-rettale comporta la mancata apertura di ciò che radiologicamente si configura come angolo rettale, cioè il persistere della chiusura del meccanismo a valvola che garantisce la continenza fecale.

Oltre alla classificazione eziopatogenetica si può considerare l’aspetto fisiopatologico della stipsi.

In base a questi rilievi si può classificare la stipsi in:

  • Stipsi colica (deficit di progressione del contenuto intestinale);
  • Stipsi rettale (deficit di espulsione del contenuto intestinale)

La stipsi colica è rappresentata da una diffusa alterazione motoria del colon con associato un aumento dei tempi di transito, oppure da un ostacolo funzionale dovuto ad una iperattività segmentante del colon.

La stipsi rettale, od outlet-obstruction, è definita come da una alterazione motoria localizzata ai tratti distali del colon.

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La sintomatologia della stipsi

L’elemento comune che unifica tutte le molte tipologie di stipsi è la difficoltà ad andar di corpo regolarmente, con soddisfazione e senza dolori o fatica.

La sintomatologia legata alla stitichezza, anche con aspetti comuni tra i pazienti, non è comunque costante: ciò rende ancora più difficile la sua diagnosi esatta.

A parte la nota difficoltà ad espellere regolarmente feci morbide e ben formate, la maggior parte dei pazienti riferisce: alitosi, lingua patinosa, flatulenza, nausea, depressione, irritabilità, cefalea, insonnia, disturbi dell’appetito.

È un corredo sintomatologico la cui origine non è ancora nota, ma che può aiutare il medico in fase di diagnosi.

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La diagnosi della stipsi

La diagnosi della stipsi non è mai semplice, poiché la patologia tende ad essere sottostimata, non riconosciuta e spesso autodiagnosticata ed automedicata, con risultati quasi sempre inconcludenti o deleteri.

Si pensi, ad esempio, all’abuso di purganti, lassativi e clisteri che gran parte della popolazione usa quotidianamente.

A questo può essere aggiunta la tendenza del paziente a non confidarsi col medico su problemi che ritiene (a torto) ‘scomodi’ o ‘non socialmente accettabili’, che peggiorano le probabilità di tempestiva diagnosi e d’inizio terapia.

La diagnosi della stipsi e la sua classificazione prevede una visita colonproctologica completa, con l’attenta anamnesi di tutta la storia clinica del paziente e, soprattutto, l’attenta valutazione della sua storia personale di sofferenza.

Non è infatti raro che il paziente che decide di sottoporsi ad una visita specialistica per risolvere il suo problema di stipsi venga già da anni ed anni di profondo disturbo, unita a cure ‘fai-da-te’ sbagliate, da consigli farmaceutici assolutamente errati, da uso ed abuso indiscriminato di purganti e lassativi.

Se è verosimile che possa esistere una notevole variabilità soggettiva del corredo sintomatologia che porta alla stipsi, è altrettanto verosimile che esista una componente psichica determinante, soprattuto negli individui che presentano una storia di lungo penare, magari già da ragazzi.

Per un'esatta diagnosi della causa della stipsi lo specialista, in base alla storia clinica e all’esito della visita, può prescrivere diversi esami diagnostici quali: lo studio dei tempi di transito intestinale (TTI), la colonscopia, la TAC addominopelvica con ricostruzione (Colonscopia Virtuale), la manometria colica o ano-rettale, l’ecografia endoanale con sonda a 360 gradi, la defecografia, la Risonanza Magnetica Nucleare Dinamica del Pavimento pelvico, l’EMG perineale e i potenziali sacrali evocati.

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La terapia per la stipsi

La terapia della stipsi non può prescindere da un’esatta diagnosi nosologica.

Prima di iniziare un qualunque tipo di terapia è obbligatorio capire se il paziente è affetto da una stipsi funzionale oppure una stipsi organica.

Se la stipsi è causata da un difetto della dieta, come nella stipsi funzionale di lieve entità, è necessario modificare le abitudini alimentari del paziente.

Si ritiene che una dieta adeguata debba favorire il consumo, su base quotidiana, di legumi e cereali integrali.

La somministrazione delle fibre indigeribili è benefica, poiché determina una riduzione della pressione intraluminale del colon, un aumento della massa fecale e un’accelerazione del transito gastrointestinale.

Per mantenere morbide le feci, è altresì indispensabile provvedere alla corretta educazione del paziente, assicurandosi che assuma almeno 1,5-2 litri di acqua al giorno.

Solo nei casi di stipsi particolarmente ostinata che non risponde alle modifiche della dieta, si può prevedere l’integrazione di presidi medici, il cui impiego comunque deve essere limitato nel tempo.

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I pazienti con stipsi espulsiva possono essere aiutati da un trattamento riabilitativo diversificato, a seconda se si è affetti dalla forma spastica o dalla forma flaccida (più frequente), perché gli obiettivi da ottenere sono diversi.

In generale, la terapia riabilitativa per la stipsi mira ad ottenere i seguenti risultati:

  • Incremento della forza muscolare di contrazione e rilasciamento;
  • Aumento della resistenza muscolare del pavimento pelvico;
  • Rieducazione del paziente a rilasciare il pavimento pelvico;
  • Conservare e migliorare l’elasticità, la viscosità, l’estensione del muscolo denervato

Per ottenere questi obiettivi esistono varie terapie riabilitative:

  • La fisiokinesiterapia;
  • L’elettrostimolazione;
  • Il biofeedback

La fisiokinesiterapia, attraverso la ginnastica del pavimento pelvico, consente di eseguire esercizi di contrazione e rilasciamento in sincrono con il respiro.

Sono eserciti che possono essere svolti assistiti (se vi è un deciso deficit muscolare), facilitati (in caso di pazienti poco collaborativi), liberi oppure in controresistenza, quest’ultimi utili soprattutto a potenziare la forza muscolare.

L’elettrostimolazione del pavimento pelvico è invece mirata ad aumentare la forza e la durata della contrazione muscolare, ed applicabile con successo ai pazienti affetti da stipsi flaccida.

Viene eseguita tramite una sonda anale circolare (nella donna, la sonda è vaginale), con due elettrodi bipolari che stimolano le strutture muscolari del pavimento pelvico.

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Il biofeedback consiste nell’educazione del paziente tramite sonde pressorie od elettromiografiche, con lo scopo di raggiungere il controllo della contrazione del pavimento pelvico.

L’obiettivo finale è ottenere una risposta adeguata del paziente ad uno stimolo esterno (sia visivo, sonoro o sensitivo) sviluppato con l’impiego di un’apparecchiatura computerizzata.

Grazie ai moderni software è possibile ottenere un’eccellente elaborazione grafica della contrazione muscolare del paziente, indirizzandolo quindi ad un adeguato apprendimento dei movimenti.

Il biofeedback, se regolarmente eseguito con una terapia regolare, dona ottimi risultati: dopo 15 sedute, il 66% dei pazienti riferisce una regolarizzazione dell’attività intestinale, mentre il 92% dei pazienti, alla fine dalla terapia, riescono a tornare a livelli di attività intestinale regolari, con evacuazioni giornaliere e senza l’uso di lassativi o catartici.

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Lo specialista che cura la stipsi

Il medico specialista che diagnostica, cura ed interviene sulla stipsi è il colonproctologo: un professionista specializzato sulle patologie del l’intestino e del canale ano-rettale, con una profonda conoscenza anatomica della zona di suo interesse e con esperienza sulla risoluzione dei problemi del colon.

Per la complessa e delicata patologia, dalla sintomatologia molto ampia e che impone una conoscenza specifica, il medico deve avere grande esperienza pregressa, utilizzando ogni terapia (o un mix di terapie) anche riabilitative, per portare il paziente al ritorno ad una regolarità intestinale soddisfacente.

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  • La stipsi è l'alterazione dell'alvo che causa emissioni di feci difficoltosa, incompleta oppure spodarica;
  • È un sintomo che indica una disfunzione pregressa, la cui natura può essere molteplice;
  • L'abuso di purganti, lassativi o clisteri è sempre deleterio e, oltre a non trattare la stitichezza, la cronicizza nel tempo;
  • Esistono essenzialmente due tipi di stipsi: colica e rettale;
  • La terapia per la stipsi si basa sull'inquadramento clinico e sulla storia del paziente, nonché sulla modifica della dieta e la riabilitazione dell'intestino;
  • La fisiokinesiterapia, l'elettrostimolazione ed il biofeedback sono terapie riabilitative molto efficaci che possono far regredire la stipsi
Il Dott. Attilio Nicastro è un chirurgo colonproctologo specializzato nel trattamento delle patologie del colon, del retto e dell’ano.
Da anni studia e sperimenta tecnologie chirurgiche a bassa invasività e con basso dolore post operatorio per risolvere nel modo meno traumatico possibile i problemi di prolasso emorroidale, di ragadi e di fistole anali.
Nel corso della sua trentennale professione, ha operato con successo migliaia di pazienti affetti da patologia emorroidale, avendo sempre un particolare riguardo verso l’importanza di conservare la normale funzionalità anale, garantendo al contempo risultati duraturi.
Il Dott. Attilio Nicastro opera come Responsabile nel Dipartimento di Colonproctologia dell’European Hospital di Roma, e riceve nei suoi studi di Roma, Milano, Lecce e Lamezia Terme.
Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del dottor Attilio Nicastro, puoi visionare il suo sito web attilionicastro.it oppure collegarti alla sua pagina personale Facebook seguendo questo indirizzo.
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