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La chirurgia mini invasiva per le emorroidi

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Soffri di emorroidi patologiche?

Il tuo stadio emorroidale è troppo avanzato, o le cure mediche non sono state efficaci?

In molti casi di prolasso emorroidale resistente alla terapia medica si può smettere di soffrire, con la chirurgia mini invasiva senza dolore post-operatorio.

Le nuove tecniche permettono di ritornare ad una vita libera dai fastidi delle emorroidi patologiche in poco tempo, eliminando il dolore e ripristinando la regolare anatomia preesistente.

Se vuoi scoprire come è possibile raggiungere questi traguardi, continua pure a leggere questa pagina: contiene importanti informazioni che potranno esserti utili per prenotare una visita specialistica ed iniziare il tuo personale percorso terapeutico.

Cosa sono le emorroidi, e quando si definiscono ‘patologiche’?

Emorroidi patologiche IV grado
Emorroidi di IV grado permanentemente prolassate

Le emorroidi sono strutture anatomiche vascolari, dei plessi artero-venosi normalmente presenti nel canale anale.

Assomigliano a dei ‘cuscinetti’, riccamente vascolarizzati, uniti tra di loro per anastomosi (cioè fusi sullo stesso livello).

Vi sono tre plessi emorroidali principali: il laterale sinistro, l’anteriore destro ed il posteriore destro.

Circondano tutto il canale anale, e la loro funzione principale è provvedere alla vascolarizzazione di tutta la zona, ed in minima parte agevolare la continenza fecale: immediatamente dopo la defecazione, infatti, le emorroidi si riempiono di sangue e aumentano la pressione sul canale anale, contribuendo a garantirne la chiusura.

In condizioni di normalità le emorroidi non sono neppure percepite dal soggetto, e svolgono la loro funzione ‘silenziosamente’.

Solo quando esse cominciano ad assumere connotati patologici si può parlare di una vera ‘patologia emorroidale’.

Il rigonfiamento abnorme e il conseguente slittamento dalla sede anatomica originaria è il danno più comune che le emorroidi possono subire, seguito dall’infiammazione dei tessuti e la loro eventuale lacerazione al passaggio delle feci.

Le cause che portano le emorroidi a rigonfiarsi in maniera innaturale e a uscire pertanto dal canale anale sono molteplici, ma essenzialmente riguardano un graduale indebolimento del tessuto fibro-muscolo-elastico che circonda i plessi vascolari, e la presenza di un reflusso e/o iperafflusso di sangue dovuto ad un aumento della pressione intraddominale.

Le emorroidi patologiche, rigonfie e spesso fuoriuscite dal canale anale, provocano pesanti fastidi nella vita quotidiana del soggetto che ne è affetto, tra cui irritazioni cutanee, sanguinamento durante l’evacuazione (unito a bruciore), prurito anale e, nel caso si rinvenisse anche la presenza di un trombo o una ragade, dolore e prostrazione.

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C’è una scala di gravità delle emorroidi?

Emorroidi patologiche IV grado
Prolasso emorroidale

Le emorroidi sono generalmente suddivise in quattro gradi di severità, dal più blando al più grave:

  • Emorroidi di I grado
    La dilatazione emorroidale è estremamente contenuta, e si apprezza solamente con una proctoscopia o Videoproctoscopia Digitale;
  • Emorroidi di II grado
    Le emorroidi fuoriescono dal canale anale durante sforzi eccessivi, compresa la defecazione, per poi rientrare nel canale anale spontaneamente;
  • Emorroidi di III grado
    Le emorroidi risultano per buona parte prolassate, e rientrano nel canale anale solo manualmente;
  • Emorroidi di IV grado
    Le emorroidi risultano permanentemente prolassate, e non sono riducibili neppure manualmente

Lo stato di gravità delle emorroidi, basato sulle loro manifestazioni cliniche, è importante in fase diagnostica, poiché su di esso è basata la relativa terapia.

Emorroidi di I e II grado possono essere trattate con successo a livello medico, agendo sulla dieta del paziente, assicurandogli evacuazioni quotidiane morbide e senza sforzo, e prescrivendo pertanto farmaci in grado di ammorbidire la massa fecale.

Emorroidi di III e IV grado, oppure che non rispondono alle terapie mediche, richiedono un intervento chirurgico.

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Cos’è la chirurgia mini invasiva per la risoluzione delle emorroidi patologiche?

Per ‘chirurgia mini invasiva’ s’intendono tutte quelle tecniche chirurgiche che garantiscono al paziente un recupero rapido, sicuro e privo di dolore post-operatorio.

L’obiettivo di queste tecniche è quello di riportare il canale anale ad una situazione di normalità, agendo sulle manifestazioni sintomatologiche.

È un tipo di chirurgia conservativa, che garantisce pochi o nulli disturbi nel post intervento, e che spesso può essere praticata anche a livello ambulatoriale.

Il ritorno alle normali attività quotidiane è pressoché immediato, ed il recupero totale è di norma raggiunto in poche settimane.

A bilanciamento dei molti aspetti positivi, le tecniche mini invasive non intervengono sulle cause del rigonfiamento emorroidale, e ciò significa che la recrudescenza della patologia può avvenire anche dopo molto tempo l’intervento.

Per questo, generalmente, alla terapia chirurgica viene sempre associata una costante terapia conservativa, attraverso le modifiche della dieta e degli stili di vita non idonei, con l’obiettivo di impedire nuovamente il prolasso emorroidale.

Qui di seguito vengono riportate le tecnologie chirurgiche mini invasive attualmente più utilizzate.

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Legatura elastica

È una tecnica ambulatoriale utilizzata sia per il trattamento delle emorroidi che il prolasso mucoso rettale interno.

Consiste nell’applicazione di piccoli anelli elastici alla base delle emorroidi o del prolasso, con l’obiettivo di provocare volutamente un’ipo-vascolarizzazione della zona, e quindi una strozzatura.

L’applicazione degli anelli è effettuata senza alcuna anestesia, ed il paziente può tornare direttamente a casa dopo l’intervento.

Non necessita di preparazione particolare, e non è previsto dolore post-intervento: al massimo, un lieve senso di fastidio o (in rari casi) la sensazione di dover evacuare senza però espletare la defecazione (tenesmo).

Tutti questi eventuali sintomi comunque si risolvono generalmente in 24-48 ore.

Gli anelli elastici rimangono in sede per circa 7-15 giorni, dopodiché vengono espulsi autonomamente, portandosi appresso anche la parte di emorroidi o mucosa strozzate ed in eccesso.

L’espulsione non viene di norma rilevata dal paziente, che può al massimo notare una leggera perdita di sangue, che non deve comunque spaventare.

È una tecnica che si presta bene e, se correttamente eseguita, garantisce ottimi risultati (in circa il 70-80% dei casi), ma solo quando il prolasso emorroidale è agli stadi iniziali: quindi emorroidi patologiche di I o II grado.

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Dearterializzazione selettiva delle emorroidi mediante laser (HeLP - Hemorrhoidal Laser Procedure)

Tecnica mini invasiva che prevede la chiusura, attraverso la luce cauterizzante di un laser a diodi, dei sei piccoli vasi arteriosi (arteriole) che irrorano il plesso emorroidario rigonfio e prolassato.

Senza più sangue affluente, le emorroidi riducono quindi sensibilmente il loro volume, e la remissione totale del prolasso avviene in circa 30-50 giorni.

La tecnica non è dolorosa, è effettuata senza anestesia ma solo con una leggera sedazione, ed il paziente può ritornare alle quotidiane attività sin da subito.

Dopo circa 15-20 giorni, il paziente può trovare leggere tracce ematiche o di muco dopo la defecazione, che comunque non devono spaventare poiché sintomo del distacco delle piccole crosticine derivanti dalle bruciature laser delle zone trattate.

La tecnica HeLP si dimostra abbastanza efficace nei casi di prolasso emorroidale contenuto al I o al II grado: ha il vantaggio della totale assenza di dolori post-operatori e di un rapido ritorno ad una vita normale.

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THD (Transanal Hemorrhoidal Dearterialization)

Tecnica mini invasiva sviluppata in Italia nei primi anni 2000, di tipo conservativo.

Attraverso la guida doppler, vengono identificati i rami dell’arteria emorroidaria superiore, e successivamente chiusi (legati) con l’intento di diminuire sensibilmente l’iper-afflusso di sangue ai plessi emorroidali.

Alla dearterializzazione selettiva viene contestualmente affiancato anche il riposizionamento dei cuscinetti emorroidali (prolassati) nella loro naturale posizione originaria.

La tecnica THD garantisce assenza di dolore post-operatorio ed un rapido ritorno alle attività quotidiane: il paziente può infatti ricominciare la sua vita normale dopo circa 2-5 giorni dall’intervento.

Questa tecnica chirurgica può essere applicata con successo anche ai casi di prolasso emorroidale severi (III e IV), e una grande quantità di studi, nel corso degli anni, ne hanno stabilito una validità equivalente all’intervento classico di emorroidectomia, senza però i relativi fastidi post-operatori.

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Scleroterapia

Tecnica che si basa su micro-iniezioni di liquido sclerosante (cioè in grado di chiudere i vasi e l’afflusso di sangue), direttamente nei plessi emorroidali.
Può essere usata su emorroidi non prolassate (I e II grado): il raggrinzamento dei cuscinetti emorroidali, e la loro conseguente diminuzione di volume, avviene in circa 20-30 giorni dall’intervento.
Il paziente può ritornare alle normali attività quotidiane immediatamente, avendo l’accortezza di evitare sforzi e sport agonistici per circa due settimane dopo il trattamento.

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Fotocoagulazione all’infrarosso

Tecnica che prevede l’uso di dispositivo generante un intenso fascio di radiazione infrarossa, ad alta temperatura.

Con tale strumento, il medico può provocare delle cauterizzazioni nei plessi emorroidali con la nascita di tessuti cicatriziali, nel voluto intento di creare micro-stenosi che impediscono l’afflusso di sangue nei cuscinetti.

Alternativamente, al posto dell’infrarosso possono essere utilizzati apparecchi al laser oppure anche l’elettrobisturi.

L’intervento non è doloroso e può essere eseguito ambulatorialmente, con il paziente che può tornare a casa subito dopo.

Il post-operatorio è altrettanto privo di dolore, ma sporadicamente possono manifestarsi solo lievi disturbi quale tenesmo e leggero disagio, che tuttavia si risolvono entro 24-48 ore.

Dopo circa 7-10 giorni, è possibile sperimentare un leggero sanguinamento, sintomo del distacco delle emorroidi.

La fotocoagulazione, se ben eseguita e su prolassi di lieve entità, ha ottime percentuali di riuscita, di circa il 70% dei casi trattati.

Come tutte le altre terapie mini invasive, il follow-up regolare e una modifica radicale agli stili di vita e alla dieta è sempre obbligatorio.

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Quale metodologia chirurgica scegliere per trattare le emorroidi?

Tutte le tecniche mini invasive prevedono pro e contro.

Generalmente, tra i pro comuni a tutte le metodologie vi sono l’assenza (o la lieve presenza) di dolore, il rispetto dei tessuti del canale anale, il pronto recupero e un post-operatorio solitamente senza complicazioni.

Tra i contro, tutte le tecniche mini invasive mirano a ridurre l’afflusso di sangue nei plessi emorroidali oppure a ridurre direttamente il volume del prolasso, ma non agiscono sulle cause a monte delle emorroidi stesse.

Ciò vuol dire che le recidive possono verificarsi, a volte anche pochi mesi o anni dopo il trattamento.

Ancora, le tecniche mini invasive sono solitamente riservate a prolassi emorroidali di lieve e moderata entità: non a caso, quasi tutti le tecniche (eccezion fatta per il THD che ha dimostrato buoni risultati anche su prolassi di III e IV grado) garantiscono i migliori risultati nei casi di emorroidi di I o II grado, resistenti alla terapia medica.

La scelta della tecnica d’intervento più adatta è sempre a discrezione del chirurgo proctologo, che la sceglierà dopo un’attenta valutazione della condizione generale del paziente, del grado del prolasso emorroidale e, ovviamente, in relazione ai rischi-benefici dell’intervento.

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Quindi ricorda che...
  • Le emorroidi si definiscono ‘patologiche’ solamente quando risultano dilatate in maniera abnorme, infiammate, lacerate o prolassate;
  • Se trattate nei primi stadi, le emorroidi patologiche possono essere controllate con una dieta adeguata, una terapia medica specifica e il cambiamento degli stili di vita non idonei;
  • Nel caso la terapia medica non si dimostrasse efficace, è possibile trattare le emorroidi ai primi stadi con le tecniche chirurgiche mini invasive;
  • Le tecniche chirurgiche mini invasive mirano alla riduzione del prolasso emorroidale conservando i tessuti, garantendo una guarigione rapida e l’assenza di dolore post-operatorio;
  • Se non associate a un’adeguata dieta, un’idonea attività fisica e a un controllo costante dei fattori scatenanti, le tecniche chirurgiche mini invasive non possono garantire l’assenza di recidive;
  • Nel caso di emorroidi prolassate di III o IV grado, oppure emorroidi già trattate recidivanti, è necessario ricorrere alla chirurgia radicale
Il Dott. Attilio Nicastro è un chirurgo colonproctologo specializzato nel trattamento delle patologie del colon, del retto e dell’ano.
Da anni studia e sperimenta tecnologie chirurgiche a bassa invasività e con basso dolore post operatorio per risolvere nel modo meno traumatico possibile i problemi di prolasso emorroidale, di ragadi e di fistole anali.
Nel corso della sua trentennale professione, ha operato con successo migliaia di pazienti affetti da patologia emorroidale, avendo sempre un particolare riguardo verso l’importanza di conservare la normale funzionalità anale, garantendo al contempo risultati duraturi.
Il Dott. Attilio Nicastro opera come Responsabile nel Dipartimento di Colonproctologia dell’European Hospital di Roma, e riceve nei suoi studi di Roma, Milano, Lecce e Lamezia Terme.
Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del dottor Attilio Nicastro, puoi visionare il suo sito web attilionicastro.it oppure collegarti alla sua pagina personale Facebook seguendo questo indirizzo.
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