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È una delle malattie autoimmuni più debilitanti ed invalidanti: solo nel nord America, colpisce tra le 400.000 e le 600.000 persone ogni anno.

Si presenta subdolamente, e causa dolorose ulcere intestinali che danno come sintomi diarrea, perdita di peso e perenne febbricola.

La malattia di Crohn (a volte chiamata anche morbo di Crohn) è una tra le patologie più gravi che possono colpire l’intestino, le cui cause al momento sono ancora di difficile comprensione.

Leggi questa pagina d’approfondimento per scoprire da cosa origina la malattia di Chron, come si manifesta e come si può trattare.

Che cos'è la malattia di Crohn

La malattia di Crohn, conosciuta anche come enterite regionale, è un’infiammazione cronica dell’intestino, che può svilupparsi per tutto il condotto gastrointestinale, provocando un’ampia gamma di sintomi e problematiche a chi ne è affetto.

È una malattia autoimmune, quindi è provocata dall’attacco del sistema immunitario al tratto gastrointestinale, che si difende ‘da sé stesso’ generando così la perenne infiammazione.

Come molte altre malattie autoimmuni, la causa di questo ‘fuoco amico’ da parte del sistema immunitario non è ancora compresa.

La malattia prende il nome dal medico gastroenterologo americano Burril Bernard Crohn che, nel 1932 in collaborazione con altri suoi colleghi, descrisse con accuratezza le condizioni di una serie di pazienti con la tipica infiammazione cronica dell’ileo.

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Le cause della malattia di Crohn

L’origine della malattia è autoimmune, e le sue cause non sono al momento note.

La patologia tende a presentarsi o molto presto nel corso della vita (già durante l’adolescenza) oppure molto tardi, dopo i cinquant’anni, anche se può colpire in qualsiasi momento dell’esistenza.

Come tutte le altre patologia autoimmuni, l’eziologia è difficile: si ipotizza sia una combinazione di predisposizione genetica e fattori ambientali.

Negli ultimi anni, grazie alla ricerca medica, la predisposizione genetica è stata del tutto provata, anche se chi ha il corredo genetico predisposto alla patologia (con uno dei geni di rischio mutati) vede poi svilupparsi i sintomi solo in una percentuale di casi limitata (circa 1 su 200).

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Le mutazioni genetiche che interessano lo sviluppo della malattia sono quelle del gene CARD15 (o NOD2), situato sul cromosoma 16.

Tuttavia, la ricerca tende a considerare molti di più i geni coinvolti nella patologia, sia in maniera indiretta che come una variabile di mediazione.

È stato accertato che le persone che hanno un parente orizzontale affetto dalla malattia di Crohn (fratello o sorella in particolare modo) hanno qualche decina di volte di possibilità in più di sviluppare la malattia.

Anche la dieta potrebbe essere una causa esterna allo scatenarsi della patologia infiammatoria.

Il consumo eccessivo di proteine animali e proteine del latte è stato dimostrato come un fattore di correlazione alla malattia, mentre invece il consumo di proteine vegetali tende ad avere incidenza negativa.

Negli Stati Uniti d’America, l’introduzione della contraccezione ormonale dagli anni ’60 in poi è coincisa con un aumento vertiginoso dei nuovi casi di malattia di Crohn.

Ciò ha fatto supporre che vi potrebbe essere una relazione tra consumo di contraccettivi ormonali e la patologia, ma il legame non è stato ancora dimostrato.

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È stata ipotizzata anche una correlazione tra alcuni tipi di microorganismi opportunistici che, sfruttando la debolezza della mucosa intestinale di un malato del morbo di Crohn, potrebbero avvantaggiarsi della situazione e peggiorare così il quadro complessivo della malattia.
Questa relazione microbiologica però non è stata ancora chiarita, per cui i dubbi in merito permangono.

Si tende comunque a supporre che vi sia una correlazione innata tra deficit del sistema immunitario e l’infiammazione perenne dell’intestino portata dalla malattia di Crohn.

In quest’ottica, alcuni ricercatori ipotizzano che la malattia sia una sorta di ‘compensazione adattata’ dell’organismo per la ridotta ed innata funzionalità del sistema immunitario.

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La sintomatologia della malattia di Crohn

Data l’ampia varietà di sintomi, la malattia di Crohn è spesso vista come una sindrome a largo spettro.

Forse anche per questo, molte persone affette dalla patologia lamentano i sintomi per anni prima che venga formulata una diagnosi esatta.

Come molte altre patologie autoimmuni, i malati del morbo di Crohn alternano periodi di acutizzazione a periodi di remissione.

Tutti i sintomi della malattia di Crohn sono originati dall’attacco del sistema immunitario al tratto grastrointestinale, che provoca perenne infiammazione della mucosa.

La diarrea cronica è il sintomo più comune e sempre presente: si manifesta più volte durante la giornata (anche la notte), quasi sempre associata a crampi addominali e dolori articolari.

Comuni sono anche le perdite di sangue nelle feci, con febbre o febbricola che, senza apparente motivo, comincia ad insorgere la sera, per poi scemare al mattino.

La diarrea cronica e la condizione di disagio intestinale provocano quasi sempre perdite importanti di peso, mentre possono comparire i comuni disturbi associati ai difetti dell’evacuazione, come aniti e ragadi.

Possono comparire anche fistole anali, con conseguenti ascessi e raccolte di pus.

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Nei casi più gravi ed acuti, il malato ha anche più di venti scariche diarroiche durante la giornata, e nei casi di severa infiammazione perianale può essere presente anche incontinenza fecale.

L’esofago e lo stomaco sono raramente colpiti dalla malattia, mentre invece la bocca può presentare ricorrenti ulcere (afte) molto lente nella guarigione.

Tuttavia, i problemi maggiori che la malattia di Crohn da a chi ne è affetto sono quelli che non si vedono: la formazione continua di ulcere nel canale intestinale, che tendono a cronicizzarsi e a dare come risposta tutti i sintomi sopra descritti.

Sebbene la patologia colpisca prevalentemente il tratto gastrointestinale, possono verificarsi anche sintomi extraintestinali.

La malattia di Crohn può infatti colpire la pelle, il sistema endocrino e può causare complicanze neurologiche, tra tutte la forte depressione.

La sintomatologia extraintestinale può essere in molti casi comunque evitata, approntando per tempo un opportuno percorso terapeutico di controllo.

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La diagnosi della malattia di Crohn

La diagnosi corretta della malattia di Crohn può risultare ostica.

La vasta sintomatologia e la similitudine con altre patologie (ad esempio, la rettocolite ulcerosa), unite spesso ad una reticenza del paziente che si rivolge allo specialista solo dopo molti anni di sofferenze, possono essere impegnative per il medico, che deve comunque considerare una grande varietà di informazioni.

La colonscopia è l’esame di prima linea in ogni caso di sospetto morbo di Crohn: riesce ad identificare con una grande percentuale di successo (oltre il 70%) i nuovi casi di malattia, ed è essenziale per valutare lo stato complessivo della mucosa intestinale.

La possibilità di prelevare, durate l’endoscopia, piccoli campioni di tessuto (biopsia) permette di compiere analisi di laboratorio dettagliate.

Per escludere o confermare complicanze della malattia può essere utile eseguire un’ecografia intestinale, mentre è stata dimostrata la grande utilità della risonanza magnetica addominale con mezzo di contrasto, specialmente nell’individuare con esattezza le infiammazioni locali.

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La terapia della malattia di Crohn

Al momento non è disponibile nessuna cura definitiva per la malattia di Crohn, e la terapia medica e chirurgica è orientata quindi a stabilizzare le condizioni del malato, limitando l’espansione delle infiammazioni e, in sostanza, costringendo la malattia a rimanere quanto più a lungo possibile in remissione.

Al giorno d’oggi la ricerca medica ha prodotto un mix di terapie molto efficaci per spegnere le infiammazioni intestinali, principalmente andando a colpire i meccanismi immunologici dell’intestino.

La terapia medica tende ad ottenere quindi due risultati:

  • Ridurre le infiammazioni croniche;
  • Riequilibrare la normale funzionalità intestinale, evitando il ripetersi di nuove infiammazioni acute

Le infiammazioni croniche sono curate con specifici antibiotici ed antinfiammatori: di grande utilità è, in tal senso, l’uso della mesalazina (5-ASA), la cui azione diretta come antinfiammatorio della mucosa intestinale è provata e consolidata.

Per mantenere buoni risultati ed impedire nuovi episodi acuti, è tuttavia necessario intervenire con farmaci immunosoppressori: l’azatioprina, la 6-mercaptopurina e il metotrexate agiscono direttamente sui globuli bianchi responsabili dell’infiammazione dando subito immediati benefici.

Gli steroidi, dal notorio potere anti-infiammatorio ed immunosoppressore, sono generalmente usati nelle fasi molto acute dell’infiammazione.

Ultimamente sono altresì disponibili nuovi farmaci biologici di sintesi (anticorpi biotecnologici), che si sono dimostrati molto utili nel bloccare selettivamente una delle molecole principali responsabile delle infiammazioni croniche.

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Grazie ai nuovi farmaci immunosoppressori, il ricorso alla chirurgia nel trattare la malattia di Crohn è sensibilmente sceso in numeri percentuali.

Tuttavia, a volte il ricorso al bisturi si rivela necessario, quando la terapia medica non risponde al trattamento farmacologico oppure quando è presente una severa ulcerazione di un tratto intestinale, insensibile alle cure.

Anche casi di stenosi, sempre causata dall’eccessiva infiammazione, sovente debbono ricorrere alla chirurgia per essere risolti.

Per trattare le aree seriamente infiammate ed insensibili ai farmaci, possono essere praticati interventi di resezione intestinale.

Anche la cura delle fistole o degli ascessi che spesso compaiono con la sintomatologia della malattia di Crohn rientrano nella terapia chirurgica.

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Lo specialista che cura la malattia di Crohn

Il medico specialista che diagnostica, cura ed interviene sulla malattia di Crohn è il chirurgo colonproctologo: un professionista specializzato sulle patologie del l’intestino e del canale ano-rettale, con una profonda conoscenza anatomica della zona di suo interesse e con esperienza sulla risoluzione dei problemi del colon.

Anche i medici gastroenterologi hanno grande esperienza nel riconoscere e trattare la malattia di Crohn, e possono quindi intervenire sulla diagnosi e sulla terapia.

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Quindi ricorda che...
  • La malattia di Crohn è una malattia autoimmune di origine sconosciuta, che colpisce quasi esclusivamente il tratto gastrointestinale;
  • La malattia di Crohn provoca una violenta reazione infiammatoria nella mucosa gastrointestinale, causando un perenne stato di alterazione dell'intestino;
  • Al momento non esiste una cura specifica per debellare la malattia di Crohn, e la terapia è di tipo palliativo;
  • L'uso di immunosoppressori ed antinfiammatori specifici migliore di molto la vita dei pazienti affetti da malattia di Crohn;
  • In caso di gravi ulcerazioni in un tratto intestinale insensibili alla cura medica, si deve ricorrere alla chirurgia per asportare il tratto di testino irreversibilmente infiammato
Il Dott. Attilio Nicastro è un chirurgo colonproctologo specializzato nel trattamento delle patologie del colon, del retto e dell’ano.
Da anni studia e sperimenta tecnologie chirurgiche a bassa invasività e con basso dolore post operatorio per risolvere nel modo meno traumatico possibile i problemi di prolasso emorroidale, di ragadi e di fistole anali.
Nel corso della sua trentennale professione, ha operato con successo migliaia di pazienti affetti da patologia emorroidale, avendo sempre un particolare riguardo verso l’importanza di conservare la normale funzionalità anale, garantendo al contempo risultati duraturi.
Il Dott. Attilio Nicastro opera come Responsabile nel Dipartimento di Colonproctologia dell’European Hospital di Roma, e riceve nei suoi studi di Roma, Milano, Lecce e Lamezia Terme.
Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del dottor Attilio Nicastro, puoi visionare il suo sito web attilionicastro.it oppure collegarti alla sua pagina personale Facebook seguendo questo indirizzo.
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