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L’incontinenza fecale

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La sensazione di non poter trattenere le feci, l’impellenza di trovare un bagno vicino e la paura, che scatena a volte in un vero isolamento sociale, di non fare in tempo a raggiungerlo.

L’incontinenza fecale è una patologia grave, non solo per gli ovvi disagi fisici che comporta, ma anche (e forse, soprattutto) per la depressione che scatena in chi ne è affetto, portandolo pian piano al totale distacco della socialità.

Leggi questa pagina d’approfondimento per scoprire da cosa origina l’incontinenza fecale, come si manifesta e come si può trattare.

Che cos'è l'incontinenza fecale

L’incontinenza fecale è l’incapacità (o impossibilità) di trattenere feci e gas intestinali, con la conseguente perdita involontaria degli stessi.

Tale deficit di ritenzione può essere totale o parziale: nell’incontinenza totale la perdita di feci solide, nella parziale di feci liquide e/o gas.

È un disturbo che si manifesta con percentuale variabile tra lo 0.5% e il 5% della popolazione mondiale, e tale percentuale sali al 18% nei pazienti sopra i 18 anni, al 32% nei pazienti in età geriatrica e nel 56% nei pazienti anziani affetti da altre turbe neuro-psichiatriche.

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Per la nota maggiore sensibilità e fragilità dei muscoli del pavimento pelvico della popolazione femminile, l’incontinenza fecale è statisticamente maggiore nelle donne rispetto agli uomini.

Per precisione, la probabilità di sviluppare incontinenza fecale è nove volte maggiore in una donna rispetto ad un uomo di pari età.

Statistiche più precise sono difficili da effettuare poiché l’incontinenza fecale è una delle patologie più sottostimate, a causa dell’imbarazzo e della riluttanza del paziente a parlarne col medico, e anche una certa scarsa considerazione del problema da parte delle autorità sanitarie.

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Le cause dell'incontinenza fecale

Le evidenze sperimentali attuali portano a considerare quattro cause principali per l’incontinenza fecale:

  • Alterata consistenza fecale;
  • Ridotta capacità del reservoir rettale o ridotta compliance;
  • Ridotta sensibilità rettale;
  • Alterazione del meccanismo sfinteriale o del pavimento pelvico

La lesione della muscolatura del pavimento pelvico, in particolare dell’apparato sfinteriale, può essere suddivisa in cause iatrogene o cause traumatiche.

Rientrano nelle cause iatrogene tutti i tipi di interventi chirurgici subiti nella regione periatale, rettale ed intestinale, compresi gli interventi ostetrici e ginecologici.

Le cause traumatiche comprendono tutti gli incidenti da trauma nella zona del pavimento pelvico e del bacino (fratture, lesioni varie, ferite da arma da fuoco, anche violenza sessuale, ecc.).

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In questi casi, la causa scatenante l’incontinenza fecale è da attribuire alla mancata funzione di contrazione della muscolatura volontaria (cioè lo sfintere anale esterno ed il muscolo pubo-rettale).

Anche altre condizioni come un lungo travaglio prima del parto naturale può indebolire il pavimento pelvico, provocando la discesa del piano perinatale e un danno neurologico a carico del nervo pudendo.

Nei pazienti affetti da sindrome del perineo discendente, l’incontinenza fecale ha una doppia natura ed origine: muscolare e neurologica.

La natura neurologica è altresì elemento di causa nell’incontinenza fecale idiopatica: un danno neuronale a carico delle fibre nervose del pavimento pelvico spesso è associato ad un perineo discendente o un prolasso di tutta la struttura pelvica.

Pazienti con accertato prolasso rettale sperimentano spesso problemi di incontinenza fecale: la riduzione della sensibilità anale e la denervazione del pavimento pelvico causano frequenti episodi di incontinenza, che permangono finché il prolasso rettale non è opportunamente riposizionato.

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L’età gioca altresì un ruolo di primo piano nella comparsa dell’incontinenza fecale.

Nei soggetti anziani si assiste ad una graduale riduzione della pressione del canale anale, e studi istopatologici ed ecografia hanno dimostrato la diretta correlazione tra l’atrofia muscolare e l’età dei pazienti sopra i 60 anni.

Anche il diabete può essere concausa dell’incontinenza fecale: fenomeni di neuropatia del pavimento pelvico che riducono la capacità contrattile degli sfinteri alterano anche la sensibilità anorettale.

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La sintomatologia dell'incontinenza fecale

I sintomi dell’incontinenza fecale sono abbastanza chiari e palesi, e consistono nella perdita involontaria di feci e gas intestinali.

Va precisato che la vera patologia dell’incontinenza fecale prende in considerazione solo episodi che si ripetono più volte a distanza di poco tempo l’uno dall’altro.

Episodi sporadici, isolati, non vengono presi in considerazioni poiché spesso sono legati ad altre disfunzioni, quasi sempre temporanee.

Chi soffre di incontinenza fecale non riesce a controllare o rinviare con efficacia l’impulso a defecare e anzi, spesso non lo avverte proprio.

L’incontinenza cronica e la continua uscita involontaria di feci può altresì provocare dermatite nella zona perianale, con pruriti ed arrossamenti, mentre in grande considerazione si dovrebbe tenere lo stress e l’impatto psicologico della patologia.

Non di rado, infatti, chi ne è colpito tende a deprimersi, auto-colpevolizzarsi e a troncare lentamente ogni rapporto sociale, nella paura di essere deriso o schernito in seguito a situazioni di incontinenza in pubblico.

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La diagnosi dell'incontinenza fecale

La diagnosi dell'incontinenza fecale è legata a doppio filo ad una rigorosa analisi clinica del paziente.

La visita proctologica deve essere accompagnata e completata da un'ecografia endoanale e una manometria ano-rettale, utile a valutare il tono dei muscoli sfinteri e l'effettivo stato del contenimento fecale.

Gli esami diagnostici possono includere anche una defecografia e, a discrezione del medico, anche una Risonanza Magnetica Nucleare della zona pelvica.

Devono altresì essere esclule lesioni, traumi spinali o alterazioni congenite (ad esempio la spina bifida), e devono essere valutate attentamente anche patologie neuropatiche indotte, ad esempio, dal diabete.

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La terapia dell'incontinenza fecale

La terapia ed il trattamento dell’incontinenza fecale devono essere necessariamente diversificati secondo due principi di base: la causa del sintomo e le condizioni generali del paziente.

Nel paziente non autosufficiente è altresì doveroso considerare come la condizione sia resa ancora più pesante dall’aggravamento psicologico del soggetto.

In taluni casi, sempre parlando di pazienti non autosufficienti, è necessario escludere la presenza di un fecaloma in ampolla rettale e, in caso di positività, provvedere alla sua rimozione.

Nei pazienti con stato diarroico cronico, va per prima ricercata la causa della disfunzione, e quindi opportunamente corretta.

Ripristinare un alvo regolare, correttamente formato e di facile espulsione è infatti imperativo per migliorare la continenza, in quanto è notorio il più facile controllo di feci solide rispetto a quelle liquide.

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La riabilitazione terapeutica del paziente in buone condizioni cliniche generali mira a migliorare la qualità di vita ed evitare il ricovero ospedaliero, spesso giustificato dal cronicizzarsi della situazione di incontinenza.

Allo stato attuale, alle tecniche riabilitative fisioterapiche si sono aggiunte anche le efficaci tecniche aggiuntive rappresentate dall’elettrostimolazione e dal biofeedback.

La fisiokinesiterapia ha come scopo l’educazione del paziente a riconoscere i movimenti della propria muscolatura del pavimento pelvico, con l’obiettivo di incrementarne la forza contrattile e la resistenza della muscolatura striata, prevenendo quindi l’atrofia degli sfinteri anali.

Il biofeedback si dimostra altresì molto efficace in quanto permette al paziente di controllare la funzione sfinteriale (di solito involontaria) grazie al monitoraggio e alla conoscenza che tale funzione può fisicamente essere controllata.

Per mezzo di segnali visivi, acustici e sensoriali, è possibile quindi far conoscere al paziente le funzioni motorie o viscerali che normalmente non è in grado di controllare con la propria volontà.

Negli ultimi anni si è sviluppato un protocollo di riabilitazione dell’incontinenza fecale dal nome di Rieducazione Funzionale degli Sfinteri Anali (RFSA).

Il protocollo prevede l’attuazione contemporanea di tutte le metodiche di riabilitazione, con la fisiokinesiterapia diversificata in base alla caratteristiche clinico-fisiche del paziente.

Nello specifico, il protocollo della RFSA si basa su tre metodiche d’attuazione:

  • Fisiokinesiterapia con esecuzione di ginnastica del pavimento pelvico;
  • Elettrostimolazione degli sfinteri anali e del pavimento pelvico;
  • Biofeedback pressorio ed elettormiografico

Le tre metodiche formano uno schema terapeutico diviso in due fasi distinte.

La prima fase prevede l’esecuzione di quindici sedute consecutive, a cadenza trisettimanale, della durata ognuna di 60 minuti durante le quali il paziente viene sottoposto a tutte e tre le tecniche riabilitative.

La seconda fase prevede tre cicli di richiamo di sei sedute trisettimanali, ad intervalli di tre mesi l’una dall’altra, considerati di potenziamento sempre attuando tutte le tecniche riabilitative.

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Lo specialista che cura l'incontinenza fecale

Il medico specialista che diagnostica, cura ed interviene sull’incontinenza fecale è il chirurgo colonproctologo specializzato in riabilitazione del pavimento pelvico: un professionista specializzato sulle patologie del l’intestino e del canale ano-rettale, con una profonda conoscenza anatomica della zona di suo interesse e con esperienza sulla risoluzione dei problemi del colon, degli sfinteri e di tutta la muscolatura del pavimento pelvico.

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Se ritieni di sperimentare la sintomatologia della patologia descritta in quest'articolo, non iniziare autonomamente terapie, ma parlane subito con il tuo medico di fiducia.

Non impressionarti, non spaventarti ma altresì non sottovalutare nessun sintomo: rivolgiti sempre ad un medico.

Ricordati che...
Quindi ricorda che...
  • L'incontinenza fecale è l'impossibilità di trattenere volontariamente le feci ed i gas intestinali;
  • È una patologia spesso sottovalutata e sottodiagnosticata, ma che comporta un grave disagio fisico e un ancor più grave disagio sociale per chi ne è affetto;
  • La percentuale di persone colpite dall'incontinenza fecale è maggiore in età avanzata;
  • L'incontinenza fecale è determinata da differenti fattori: dai disturbi neuropatici alle lesioni spinali;
  • Un grande numero di pazienti affetti da incontinenza fecale sperimenta un'alterazione del meccanismo sfinteriale o del pavimento pelvico;
  • Esistono specifici protocolli riabilitativi per l'incontinenza fecale
Il Dott. Attilio Nicastro è un chirurgo colonproctologo specializzato nel trattamento delle patologie del colon, del retto e dell’ano.
Da anni studia e sperimenta tecnologie chirurgiche a bassa invasività e con basso dolore post operatorio per risolvere nel modo meno traumatico possibile i problemi di prolasso emorroidale, di ragadi e di fistole anali.
Nel corso della sua trentennale professione, ha operato con successo migliaia di pazienti affetti da patologia emorroidale, avendo sempre un particolare riguardo verso l’importanza di conservare la normale funzionalità anale, garantendo al contempo risultati duraturi.
Il Dott. Attilio Nicastro opera come Responsabile nel Dipartimento di Colonproctologia dell’European Hospital di Roma, e riceve nei suoi studi di Roma, Milano, Lecce e Lamezia Terme.
Per maggiori informazioni su tutte le attività di studio e ricerca del dottor Attilio Nicastro, puoi visionare il suo sito web attilionicastro.it oppure collegarti alla sua pagina personale Facebook seguendo questo indirizzo.
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